Vertigini e terapia nella malattia di Meniere

Pubblicato il 13 Maggio 2022 in News

La malattia di Meniere è una patologia del labirinto che nella sua variante completa si manifesta con ipoacusia, acufeni, fullness (sensazione di orecchio pieno) e vertigini rotatorie accompagnate da nausea e vomito.

E’ caratterizzata da crisi ricorrenti che determinano la ricomparsa o il peggioramento dei sintomi. La malattia è provocata dall’aumento della pressione dei liquidi contenuti nel labirinto, fenomeno denominato idrope endolinfatico. Non si conoscono ancora con certezza le cause che provocano l’idrope e pertanto tutte le terapie attuali della Meniere hanno lo scopo di controllare i sintomi senza poter eliminare la causa della malattia.

La sordità è determinata dalla sofferenza della coclea (organo dell’udito, situato nella parte anteriore del labirinto), inizialmente fluttuante, è maggiore durante le crisi e migliora al termine delle stesse. Nelle fasi iniziali della malattia l’udito torna alla normalità ma con il ripetersi delle crisi inevitabilmente si osserva una perdita di udito progressiva ed irreversibile.

Le vertigini in tutte le patologie del labirinto sono determinate dalla differenza di funzione tra il vestibolo (organo dell’equilibrio, situato nella parte posteriore del labirinto) del lato malato e il vestibolo del lato sano.

Come per la coclea, nelle fasi iniziali della malattia la funzione del vestibolo torna alla normalità al termine della crisi e progressivamente si determina un danno permanente. Anche se la differenza di funzione tra i due sistemi è permanente le vertigini però scompaiono al termine delle crisi per l’esistenza di un “meccanismo di difesa” che è il compenso centrale: i nostri centri nervosi si accorgono della differenza tra i due sistemi e la annullano. Al ripetersi delle crisi si determina un ulteriore peggioramento quindi una nuova differenza di funzione tra i due lati e il ripresentarsi delle vertigini.

Nei casi di Meniere che rispondono poco alle terapie e in cui le crisi sono frequenti progressivamente si arriva alla perdita di funzione completa del vestibolo con notevole attenuazione o scomparsa delle vertigini. Il raggiungimento di tale condizione è più lento rispetto al danno della coclea e pertanto la sordità permanente, di solito, si verifica molto prima della attenuazione o scomparsa delle vertigini cioè di un danno definitivo del vestibolo.

Paradossalmente con l’avanzare della malattia l’udito peggiora mentre le vertigini si attenuano o scompaiono perché l’idrope non provoca più un peggioramento della funzione del vestibolo che non risponde più allo stimolo patologico non determinando una differenza tra i due sistemi e la necessità di un ulteriore compenso.

Il raggiungimento di questa fase finale è molto variabile da paziente a paziente: la malattia può spontaneamente attenuarsi e le crisi diventare poco frequenti e meno intense, può rispondere bene alle terapie e quindi restare sotto controllo o essere intrattabile con crisi ricorrenti che rendono la qualità della vita del paziente pessima con la comparsa inevitabile di un’ansia reattiva provocata dalla difficoltà a svolgere le sue occupazioni.

La terapia della malattia, come già detto, ha lo scopo di controllare i sintomi e di prevenire le crisi. Nella fase iniziale lo scopo è di migliorare o normalizzare l’udito e far scomparire le vertigini mentre in una fase successiva, quando il danno uditivo è permanente, solo di controllare le vertigini.

Gli acufeni rispondono poco alle terapie.

Tutti i presidi terapeutici efficaci sono importanti e vanno ripetuti a cicli, osservando principi nutrizionali importanti e assumendo farmaci che nella fase acuta riducono la sintomatologia vertiginosa e, superata la crisi, migliorano il compenso.

Non esiste un protocollo unico e la risposta alle terapie è differente da paziente a paziente e dovrà essere adattata allo stesso.

Per i pazienti che non hanno beneficio dalle terapie nutrizionali e farmacologiche e che lamentano vertigini intense e frequenti che nel tempo non tendono a diminuire, è possibile eseguire il trattamento con la Gentamicina.

La Gentamicina è un antibiotico appartenente alla famiglia degli aminoglicosidi. Questi antibiotici tra gli effetti collaterali presentano ototossicità. Tra gli aminoglicosidi la Gentamicina ha una tossicità maggiore per il vestibolo rispetto alla coclea.

Questo effetto viene sfruttato nella malattia di Meniere per determinare una riduzione della funzione del vestibolo e quindi una mancata risposta dei recettori vestibolari durante le crisi di Meniere. Sostanzialmente la Gentamicina determina rapidamente quella che è l’evoluzione finale della malattia e quindi accelera la “guarigione” del paziente determinando la scomparsa delle vertigini e restituendogli una migliore qualità di vita.

Il controllo del sintomo vertigine con la Gentamicina è superiore al 90%. Anche i pazienti che non hanno una scomparsa completa delle vertigini hanno una notevole riduzione della loro frequenza e intensità con un notevole miglioramento della qualità di vita.

Oltre ad essere estremamente efficace il trattamento con Gentamicina è sicuro, non ha effetti collaterali, nel caso le vertigini si ripresentano può essere tranquillamente ripetuto e, cosa non meno importante consente al paziente di non assumere altri farmaci con un risparmio anche dal punto di vista economico.